Il termine “epiginetica” fu usato da Arthur Rigg nel 1996, ad oggi questo termine definisce l’ insieme di informazioni (mitoticamente e/o meioticamente ereditabili) in aggiunta a quelle genetiche che devono essere presenti per controllare l’espressione genica e consentire lo sviluppo e la differenziazione di un organismo complesso. Le informazioni in questione sono le stesse interazioni del genoma e dell’ambiente, tra questi naturalmente in primo piano l’alimentazione. Al passato concetto di “siamo quello che mangiamo” oggi si sostituisce il concetto “eat right for your genotype” letteralmente; mangia correttamente in base al tuo genotipo.
In vero con la sola dieta non sempre si riesce a fornire all’organismo tutte quelle sostanze in grado di condizionare per il meglio l’espressione genica nell’ottica di ottimizzare quello che di positivo è nel DNA e limitare le conseguenze di suscettibilità genomiche sfavorevoli.
Da questo concetto sorge una domanda; possiamo pensare per l’ottimizzazione dei processi fisiologici ad una formulazione medica magistrale di fitoderivati generalmente in mix (e quando è il caso anche di farmaci) in grado di interagire con l’assetto costituzionale di un genotipo in funzione dell’interazione di questo con l’ambiente?
In letteratura emergono frequentemente derivati fitochimici come fonte in grado di invertire alterazioni epigenetiche modulandone l’espressione al fine di prevenire le patologie cronico-degenerative e questo in un ambito predittivo ne può sfruttare la grande potenzialità di personalizzazione farmaco-nutraceutica medicalmente assistita.
I vari tipi di cancro, le patologie cardiovascolari e neurovegetative rappresentano un ventaglio eterogeneo spesso a più stadi di anomalie genetiche ed epigenetiche la cui componente è certamente influenzata da fattori esogeni ed endogeni e numerosi studi suggeriscono come diverse sostanze nutraceutiche possono portare a modificazioni epigenetiche attraverso meccanismi funzionali tra cui attivazione/silenziamento di geni. L’ integrazione mirata e personalizzata attraverso la prescrizione magistrale oltre il favorire un invecchiamento di successo con prodotti che sono in grado di ottimizzare in modo specifico e personalizzato la capacità di risposta dell’organismo ed i processi di DNA-repair e può agire con l’aiuto delle tecniche e la elaborazione degli accertamenti forniti al curante individuando una formulazione da elaborare. Per la natura spiccatamente personalizzata oltre l’aspetto farmacologico ne dovrebbe essere elaborata dal punto di vista farmaceutico l’aspetto cinetico.
Per dare un’idea pratica si possono fare alcuni esempi:
Le Brassicaceae sono note per i loro effetti di induttori monofunzionali conferendo protezione da alcuni effetti genotossici di alcuni carcinogeni. Sono ormai numerosi gli studi che dimostrano come il consumo di questo tipo di verdure è associato ad una riduzione del rischio neoplastico in particolare di alcuni tumori come quello della vescica e del polmone nei fumatori. L’indolo-3-carbinolo (I3C) e il diindoilmetano (DIM) che si trovano nelle brassicacee sono capaci di modulare il metabolismo degli estrogeni aumentando la 2-idrossissilazione e quindi aumentando il 2-OH-estrone (protettivo) rispetto al 16-OH-estrone (carcinogeno).
Il sulforano di cui i broccoli e i cavolfiori sono particolarmente ricchi ha una manifesta azione epigenetica. Influisce sulla metilazione e sull’espressione dei geni oncogeni PTEN e RARß2 e sull’espressione di regolatori delle reazioni di metilazione del DNA come DNMT1, p53 e p21 rappresentando quindi una terapia adiuvante alla terapia convenzionale nel cancro sporadico del seno.
Già in questi due esempi possiamo avere idea del valore nutraceutico funzionale che con la prescrizione personalizzata e stabilità in base a esigenze individuale. Dal punto di vista cinetico diventa fondamentale il superamento di quelle barriere biologiche che ne limitano l’assorbimento.
Per parlare dei casi sopracitati l’ I3C avendo una scarsa stabilità (da analisi in risonanza magnetica nucleare a 400 Mhz) impone particolare attenzione conservazione (tra 2-8 °C) all’ utilizzo di eccipienti idonei adatti alla conservazione preferendone l’allestimento estemporaneo più limitato nel tempo di consumo. In alcuni casi si possono aumentare in modo sinergico le attività ( es. resveratrolo e fisetina) oppure aggiungere antiossidanti in funzione funzionale o agenti di carica particolari per aumentare la biodisponibilità o evitare interazioni.
Altro grande tema della medicina predittiva e non solo è il trattamento con probiotici. Il microbioma ha circa 3,3 milioni di geni (circa 150 volte quello del genoma umano) con tutte le relative e specifiche interazioni ambientali in cui vivono. Formulare preparati in probiotici diversi per tipo, dose e forme farmaceutiche individualizzate è una sfida in cui la galenica può dare un contributo insuperabile. Basta pensare alla differente formulazione possibile tra preparati di lattobacilli o Bifidobatteri e prebiotici o alla self life e studio di stabilizzazione.
Bibliografia