Da fine Luglio non è più possibile per i medici prescrivere e per i farmacisti preparare prodotti galenici a base di PREGNENOLONE in qualsiasi formulazione.
Le motivazioni pubblicate in gazzetta ufficiale:
Visto il parere dell'Agenzia italiana del farmaco del 16 novembre 2021, n. 0133678, nel quale si rappresenta che «(...) non vi sono evidenze scientificamente solide di efficacia del pregnenolone sia nella terapia sia nella prevenzione di alcuna patologia, mentre non possono essere esclusi effetti avversi anche seri, soprattutto per l'uso non controllato e per l'assunzione di dosi elevate e/o per lunghi periodi di tempo (...)»;
Visto il parere dell’Istituto superiore di sanita’ del 29 novembre 2021, n. 41614, nel quale si legge che «Nonostante qualche studio mostri potenzialita’ di un uso a scopo terapeutico del pregnenolone nel trattamento di alcune patologie (…), mancano attualmente solide evidenze scientifiche che ne dimostrino l’efficacia e la sicurezza»;
Così come è avvenuto per il DHEA l’estate scorsa, anche questa decisione non riusciamo a leggerla con una chiave di lettura sensata. Questo principio attivo era ampiamente utilizzato nelle terapie rigenerative anti-aging, e per alleviare diversi sintomi e disturbi che sperimentano le donne durante la perimenopausa e menopausa, ma non solo.
Secondo diversi studi e testimonianze il Pregnenolone ha uno spiccato effetto di potenziamento sulla memoria, aiuta l’organismo nei momenti di stress, migliora la qualità del sonno e attenua i sintomi della sindrome premestruale.
E’ un ormone endogeno, e con l’avanzare dell’età è normale un calo della produzione fisiologica di esso. Per questo molte donne lo re-integravano tramite terapie a base di Ormoni Bio-Identici, ma da oggi non sarà più possibile.
Molti medici e pazienti saranno costretti ad ordinare online in paesi esteri prodotti a base di DHEA e Pregnenolone, dove sono addirittura considerati integratori senza nemmeno la necessità di esibire una ricetta medica.
Queste decisioni ministeriali continuano a favorire queste attività estere collaterali rispetto ad aziende italiane come le farmacie italiane.