L’Assemblea Regionale Siciliana, in sede di votazione della legge finanziaria, ha approvato un emendamento all’unanimità dei presenti e sottoscritto da tutti i gruppi parlamentari, che apre alla possibilità della coltivazione della Cannabis medica in Sicilia. L’assessore regionale alla Salute, avv. Ruggero Razza è intervenuto prima della votazione precisando che la norma consentirà “all’Assessorato all’Agricoltura per il tramite dei suoi enti strumentali di avviare anche in partenariato, se lo si riterrà, con soggetti privati”, di presentare la richiesta presso il Ministero della Salute per l’iter autorizzativo alla produzione e commercializzazione di Cannabis a uso medico. L’emendamento, adesso parte integrante dell’art. 67 delle legge finanziaria, è stato più volte rielaborato, come puntualizzato dall’Assessore Razza, per uniformarlo ai dettami del decreto del Presidente della Repubblica n. 309 del 1990 altrimenti conosciuto come Testo Unico delle sostanze e dei farmaci stupefacenti.
Come è noto il DPR 309/90 e il DM 9/11/2015 (decreto Lorenzin), regolamentano la coltivazione, produzione e commercializzazione di Cannabis a uso medico.
Tutti i tentativi portati avanti in passato da diversi soggetti privati, anche multinazionali del farmaco, di richiesta delle autorizzazioni al Ministero della Salute per la coltivazione di Cannabis medica, sono irrimediabilmente naufragati tra i fondali oscuri del Ministero, della Direzione generale dei dispositivi medici e del servizio farmaceutico, dell’Ufficio centrale stupefacenti e dell’Agenzia italiana per il farmaco.
La convinzione generale è che da parte del Ministero e degli Uffici preposti non ci sia la volontà tecnica e politica di aprire a soggetti privati la coltivazione e produzione di Cannabis terapeutica. I motivi facilmente intuibili sono tanti, in primis la difficoltà di controllo, basti pensare che la vigilanza sulle serre di produzione presso lo Stabilimento Chimico Farmaceutico Militare è attuata oltre che dai militari stessi, dai Ministeri dell’agricoltura, della difesa, della sanità, da AIFA, dall’Istituto Superiore di Sanità e dai carabinieri del NAS. E ci riferiamo ad una piccola coltivazione, solo alcune centinaia di metri quadrati.
Inoltre, i Ministeri coinvolti nel progetto pilota per la Cannabis terapeutica previsto dal decreto Lorenzin del 2015, hanno fatto una vera e propria scommessa: rendere l’Italia autonoma dal fabbisogno di Cannabis. Scommessa ad horas persa, tenuto conto che, a fronte di una produzione annuale di qualche centinaio di chili di Cannabis, il fabbisogno italiano e dell’ordine delle tonnellate, ed è sempre in crescita.
Il Ministero per far fronte all’inefficienza produttiva ha acquistato dal Canada diverse partite di Cannabis, una palese sconfitta!
Ma adesso si apre uno scenario nuovo e completamente diverso, è un organo dello Stato, tra l’altro una regione a statuto speciale, che prende l’iniziativa e si presta a sparigliare l’estenuante partita giocata dal Ministero, insomma un altro giocatore potrà dare le carte!
Fa specie che l’Italia nei primi del Novecento era il primo produttore mondiale di canapa con i suoi 90mila ettari coltivati, e la Trinacria era la capofila delle piantagioni.
L’atto di indirizzo votato dall’Assemblea Regionale Siciliana impegna il Governo ad attivarsi per adempiere alla volontà dell’assise, e, aspetto non di poco conto, la possibilità di partnership con soggetti privati sarà l’elemento di traino anche attraverso manifestazioni d’interesse.
Non dimentichiamo che in Sicilia sono già operative più di 50 aziende tra le quali uno stabilimento tra i più grandi d’Italia.
L’auspicio non è solo vedere la Sicilia protagonista nel risolvere il problema della carenza di Cannabis medica, ma anche di potere esportare un modello nelle altre regioni d’Italia.